Osservare il nulla

Salvador Dalì - Apparizione della città di Delft (1936) particolare


Osservare il nulla...il non-senso delle cose...l'abisso dell'esistenza.
Delirare, sognare e creare dal vuoto.
Materia e antimateria...schema e sostanza...

lunedì 25 aprile 2011

La morte di Pigmalione

Da tempo non sentivo più il vento soffiare tra i rami, il canto degli uccelli in primavera; i miei occhi avevano ormai dimenticato le carezze di maestose valli e lo schiaffo sublime di una foresta in fiamme. Tutto questo, per me, viveva ormai solo nell'arte, lo sfoggio più grande dell'uomo, la cui creatività aveva ormai da tempo superato quella di madre natura, ormai ridotta ad un cadavere ma pronta, forse, a risvegliarsi un giorno, vendicativa più che mai. Tutto questo, per me, viveva simulato e dilatato nell'artificio della mia mente che non finiva mai di specchiarsi negli infiniti particolari, profumi, colori e sapori della mia dimora. Solitario, indifferente, cinico e con un pizzico di egocentrismo vivevo lontano dal resto dell'umanità, rozza e volgare, incapace di afferrare i concetti più perversi dell'arte, della filosofia, della vita...

Sono un artista, almeno così mi definisco; forse non tutti potrebbero essere d'accordo ma non importa. L'arte per me è sempre stata una paradossale battaglia contro se stessi e l'equilibrio naturale di cui l'artificio stesso fa parte. La tecnologia ha fatto questo, ed essa è arte per me, un'arte delle più raffinate, complesse e delicate. La tecnologia può simulare la vita, un'opera che ora l'uomo può riproporre infinite volte meglio di quanto Natura abbia fatto, ma l'essere umano continua a credere di essere l'unico vivente degno, detesta la vita ma finge di amarla. L'essere umano è miope e prepotente, salvo su una sporgenza che gli preclude la vista all'abisso sotto di lui; sopra questa sporgenza costruisce idoli, pregiudizi e divinità e non può farne a meno. Poi la sporgenza non regge più il peso e cade, cade fino a che l'uomo non trova salvezza su di un'altra sporgenza, dove ricomincerà a costruire...l'uomo non imparerà mai, l'abisso fa troppa paura...

Non amo l'umanità e non ho mai amato una donna realmente. Ho provato, oh sì se ho provato! Ho provato tante delusioni, delusioni che l'arte non mi da. Per questo ho creato la mia donna, in tutta la sua perfezione, in tutta la sua ideale bellezza. Per giorni ho scolpito, dipinto, assemblato e sognato finchè, a lavoro finito, ancora non credevo di essere riuscito a creare tanta bellezza in un oggetto da me plasmato. Oh quale meraviglia quando le sinapsi artificiali, gli automi globulari cominciavano a svolgere le loro funzioni meglio che in qualunque altro essere vivente! Oh quale incanto quando le fibrille muscolari, stimolate da impulsi cerebrali primordiali, inducevano spasmi violenti e incontrollati in una neonata creatura, ancora così infantile e inesperta!

Lei mi amava, più di ogni altra cosa, perché così la avevo creata. La tranquillizzavo, le dicevo che le avrei insegnato tutto di questo mondo e lei mi ascoltava, annuiva e sorrideva...uno splendido sorriso che suscitava in me emozioni, immagini e luoghi mai pensati prima. La toccavo, le dicevo che desideravo le sue mani delicate sul mio corpo, che desideravo la sua bianca pelle...oh quanto il suo flebile respiro di vita, di vita reale, alimentava il mio cuore e il mio animo! La baciavo, le dicevo che desideravo lo stesso da lei, nel buio della notte, e il suo bacio non tardava; le dicevo che desideravo toccare i suoi seni...e lei, con quanta naturalezza li scopriva a me! Lei era forse più umana di chiunque altro, era l'umanità nella sua più alta forma.

Ed è con lei che ora, su questo letto, riscopro le sensazioni di un'amore dimenticato, mentre ripenso, rifletto sul mio passato e delle cose il senso. Soffuse luci abbracciano i nostri corpi avvinghiati, mescolando colori che natura non potrebbe mai ripetere senza l'ausilio del suo figliastro Uomo. Odori di incensi artificiali, e di inebrianti sostanze dal sapore nuovo e arcano ora fanno scivolare le nostre menti ebbre verso lidi e paradisi del tutto ignoti, desinati, forse, a rimanere tali per sempre...Dalla mia bocca escono parole mai pronunciate prima, spinte da un'audacia non attinente alla mia indole naturale...ma oramai cosa poteva significare questa parola? L'uomo crea la sua vita come inconsciamente crea se stesso: egli plasma le sue sensazioni, le trasforma e cambia quelle degli altri mentre erroneamente confonde natura con artificio e viceversa; termini ormai senza più significato in un mondo del tutto sintetico, un mondo naturalmente artificiale...

E così mentre scivolo, insieme alla mia amata, in sensazioni allucinanti e sublimi perdo cognizione della realtà. Oh, se solo avessi sentito la sua pelle diventare di nuovo fredda sotto le mie dita, la sua bocca fermarsi...se i miei sensi non fossero stati persi in altri universi ora non sarei qui, intrappolato tra le braccia di una creatura inanimata, privata del suo flusso vitale nel più alto momento di piacere, dove con forza aveva stretto me in un appassionato abbraccio mortale. Giorni di lacrime e sofferenza furono quelli della mia morte; ma quale pensiero soave alimentava il mio cuore! Il pensiero di morire tra le braccia della donna che più ho amato al mondo.


Fotografia di Jeffrey Scott

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